Tutti gli articoli di Alberto Parres

Il respiro

Il respiro dell’Universo, il respiro dell’Infinito, il respiro del Corpo/Yoga

Cos’è il respiro per un meditante?

È il luogo dove attinge quotidianamente e in modo immediato alla fonte della vita.

Avrete sicuramente sentito parlare delle particelle infinitesimali.

Sono le particelle che compongono l’atomo e per estensione la vita stessa. Le particelle sono simpatiche, perché sono incostanti nelle loro manifestazioni. Sono capricciose e pronte a cambiare rotta senza preavviso, e non è stato elaborato fino ad ora sistema matematico che le possa seguire. A volte si muovono come delle onde e altre volte a raffiche, come sparate da una mitragliatrice. Queste particelle si comportano in modo simpatico a seconda dell’attenzione che gli si presta. Se un fisico si avvicina a un reattore di particelle, queste, per simpatia, passano da uno stato di quiete apparente al movimento. Se il fisico si allontana, si fermano di nuovo. Le particelle ovviamente sono invisibili, ma se ne può rilevare il movimento grazie alle tracce che lasciano nel loro percorso.

Grazie a questo fenomeno scopriamo qualcosa di molto importante: l’esistenza di una stretta relazione tra noi e ciò che ci circonda. Siamo tutti relazionati gli uni agli altri come dei vasi comunicanti. Niente può ostacolare le particelle, e queste ci attraversano e sono attraversate da noi in un continuo/discontinuo di una realtà non locale e atemporale.

Rispetto alla meditazione ci interessa sapere che le stesse particelle compongono il fulcro del campo di tutte le possibilità o unità di campo. Quello è il nostro reattore di particelle ed è là che noi, come i fisici o ricercatori, sperimentiamo questo fenomeno.

Questa è la più grande scoperta che l’uomo moderno abbia fatto nella sua ricerca interiore. Per la prima volta in millenni l’uomo può sperimentare e far suo un fenomeno scientificamente dimostrato senza cadere nelle superstizioni o in manipolazioni da parte di poteri religiosi.

Finalmente l’arcano viene svelato, sviscerato e, più importante di tutto, sperimentato senza correre nessun pericolo. Il campo unificato è dentro di noi. Noi siamo il nostro campo unificato e grazie alla meditazione siamo padroni di sperimentare il campo di tutte le possibilità senza il filtro di maghi/stregoni/guru/preti/mullah e altri manipolatori di esseri senzienti.

Con la meditazione, raggiungendo gli stati più sottili del nostro essere, cominciamo a riconoscere le particelle infinitesimali come onde di coerenza (meditando le particelle si manifestano come onde).

Più ci avviciniamo alla fonte della vita, più le particelle si riordinano dentro di noi. Le particelle sotto forma di onde sono dolci e continue. Noi entriamo in queste onde e diventiamo l’onda e il suo divenire. Il mantra è solo il veicolo per raggiungere le onde di coerenza. Lo stato di coerenza non è altro che l’esperienza dell’armonia in sé.

Bisogna stare attenti a non caricare la conoscenza di termini misteriosi e inutili che possono portare a una deriva di manipolazione.

Bene, sappiamo che l’universo è pervaso di particelle infinitesimali e che la non località quantistica è una realtà conoscitiva ormai al riparo dalle repliche di maghi/stregoni/guru/preti/mullah/ e manipolatori vari. Le loro menzogne sono fondate sul presupposto dualistico dell’esistenza di due mondi distinti, uno materiale e l’altro spirituale. Questo presupposto è falso, e i fisici quantistici lo dimostrano ampiamente con le loro scoperte. La realtà è una e indivisibile. Ciononostante può essere sperimentata in diverse dimensioni, che a loro volta sono infinite.

Noi sperimentiamo la realtà attraverso diversi stati di coscienza e gli stati di coscienza sono anch’essi infiniti.

Sappiamo che quello che i fisici sperimentano nei laboratori possiamo farlo dentro di noi a un costo veramente irrisorio.

Il costo è solo la nostra volontà!

Poiché sappiamo che queste particelle sono dappertutto, dentro e fuori di noi, cercheremo di relazionarci con esse.

Con il nostro soggetto cosciente (consapevolezza), che stiamo sviluppando grazie alla meditazione, scopriremo come si fa.

Prima di iniziare dovremo correggere alcuni difetti non di poco conto del nostro modo di respirare.

Il primo esercizio da fare è imparare a respirare con lo stomaco, o respirazione con il diaframma.

Sdraiatevi supini a terra o su un materasso.

Chiudete gli occhi e cercate di abbandonarvi al peso del vostro corpo. Chiudete la bocca senza stringere i denti e respirate solo con il naso. Si respira sempre con il naso. Con la bocca si mangia e si beve e solo in casi molto particolari (raffreddore, incidente, operazione o altro che impedisca il regolare funzionamento del naso) la respirazione si effettua con la bocca.

Appoggiate una o tutte e due le mani sulla vostra pancia con le palme rivolte verso il basso. Gentilmente.

Adesso prestate attenzione alla vostra respirazione e inalando cominciate a gonfiare la vostra pancia che si alza. Lo sentite con le vostre mani appoggiate sulla pancia. Quando siete pieni di aria cominciate a espirare gentilmente. La vostra pancia si sgonfia a misura che l’aria esce e scorre naturalmente verso il naso. Fatelo per una decina di volte e poi girandovi lateralmente su voi stessi, (come i gatti) alzatevi e continuate la vostra vita normalmente.

Non pensate più alla respirazione, lasciate che il vostro corpo-memoria faccia tutto il resto. Il vostro corpo, con la sua nuova consapevolezza(soggetto cosciente) acquisita grazie alla meditazione, farà in modo di correggere d’ora in avanti la vostra respirazione.

Voi potete tornare a sdraiarvi supini per un momento di riposo e relax e scoprire che ormai respirate con la pancia in modo naturale e senza la vostra attenzione cosciente.

Il secondo esercizio è la pulizia accurata del naso.

Lo facciamo con l’acqua.

Si fa al mattino, dopo essersi svegliati e aver bevuto un bicchiere di acqua fresca del rubinetto (l’acqua che scorre è la migliore, perché grazie al suo scorrere le sue particelle sono in agitazione simpatica).

Se l’acqua del vostro rubinetto non è buona, allora bevetela dalla bottiglia, ma prima di berla passatela da un bicchiere a un altro per agitare un po’ le particelle.

Prendete un fazzoletto e soffiatevi il naso anche sonoramente.

In bagno fate scorrere l’acqua del rubinetto nel lavandino.

Mettete il palmo della vostra mano a forma di conchiglia e prendete dell’acqua come per bere. Avvicinate il viso alla mano e, una volta otturata la narice destra con il dito indice o anulare, inalate un po’ d’acqua con la narice sinistra ed espelletela subito dopo dalla stessa narice. Poi ripetete l’operazione con l’altra narice.

Fatto questo, fate dei gargarismi (sempre con l’acqua del rubinetto) e ripetete nuovamente la pulizia del naso.

Tutta l’operazione richiede due minuti se non meno, e il beneficio per la salute non è da sottovalutare: coloro che fanno questo esercizio di pulizia hanno di rado un raffreddore e il loro olfatto si affina notevolmente.

Adesso siete pronti a respirare con il vostro soggetto cosciente le particelle infinitesimali.

Ovviamente le particelle le respiriamo sempre. Sono nell’aria come in tutto ciò che ci permea.

Ma noi vogliamo essere coscienti di esse e sentirle entrare dentro di noi. Sentirle nel vero senso della parola.

Per fare questo bisogna avvalersi dello strumento più efficace di cui la natura ci abbia dotato. L’immaginazione.

L’immaginazione, motore dell’intelligenza creativa.

Immaginare non è fantasticare. L’immaginazione è un atto cosciente che consiste nel mettere intenzionalmente in azione un’immagine costruita con il nostro pensiero.

La sua messa in opera varia a secondo della disciplina alla quale si applica. Lo sanno bene gli artisti e gli scienziati, il cui fare, senza questo dono che la natura ci ha offerto con tanta abbondanza, sarebbe sterile se non inesistente.

Questo dono la natura lo ha dato a tutti, non solo agli artisti e agli scienziati. Basti pensare all’amore o l’innamoramento, che è l’espressione più dolce e potente del nostro immaginare, singolo e collettivo. La vita stessa è immaginata.

Nel nostro caso specifico usiamo l’immaginazione per respirare consapevolmente le particelle infinitesimali.

Ci sediamo sulla nostra sedia o luogo di meditazione.

Chiudiamo gli occhi.

Ci rilassiamo il più possibile.

Adesso cominciamo a prendere coscienza del nostro respiro come abbiamo fatto con l’esercizio precedente.

Respiriamo nel modo più leggero e silenzioso che possiamo. Lentamente, inspirare ed espirare in modo naturale.

Adesso sentiamo l’aria che entra nel nostro naso. Molto leggera e molto lentamente. Non sento il mio respiro. Comincio a sentire l’aria più sottile e immagino che le particelle stiano salendo fin dentro al mio cervello. Sento che penetrano dolcemente, su per le cavità nasali, e salgono, e sento che penetrano il mio cervello fino in cima. Adesso espiro, e mentre l’aria esce dolcemente dal naso immagino che le particelle scendono verso il mio ventre, e là rimangono come in un grembo materno. Questo per qualche minuto.

È tutto immaginato… ma la sensazione di prurito leggero nel naso e nel cervello mentre inaliamo l’aria non è solo immaginata. Lo sentiamo veramente. Questo tipo di “vera-mente” è quello che ci interessa.

In questo caso le particelle entrano dentro di noi a mitragliatrice. È così. (Meditando le particelle si manifestano come onde). Il solo fatto che abbiamo prestato attenzione al nostro respiro e abbiamo immaginato che il tutto accadesse ha fatto sì che tutto sia realmente successo.

Questo in sanscrito si chiama pranayama.

Prana = particelle infinitesimali

Yama = scienza o conoscenza

Conoscenza/Scienza = esperienza diretta

Esperienza diretta delle particelle infinitesimali. È questo che facciamo con questo semplice esercizio di respirazione.

Proprio per la sua estrema semplicità, il processo può sembrare a prima vista altrettanto banale. La conoscenza del sé è veramente molto semplice e alla portata di tutti. La natura/naturante nella sua intrinseca molteplicità non fa distinzione tra ricchi e poveri, tra eruditi e non. Lei dà tutto in modo disinvolto e semplice come una madre ai suoi bimbi. Sta a noi saper cogliere il suo tesoro e farne uso nel migliore dei modi.

Adesso sappiamo un po’ meglio come usare il nostro respiro e ovviamente vogliamo di più.

Il di più sta nell’usare il respiro pranico (di prana o particelle infinitesimali) in modo intenzionale per la meditazione.

Prima di meditare possiamo fare un piccolo esercizio di respirazione che ci porterà ad uno stato di equilibrio interiore idoneo alla nostra introspezione o al nostro percorso verso stati di coscienza più profondi/sottili.

Così facendo, il nostro percorso sarà più fluido e non dovremo perdere tempo a equilibrare noi stessi nella pratica della meditazione. Lo abbiamo già fatto con il nostro respiro.

Sedetevi sulla sedia o nel luogo dove intendete meditare.

Avvicinate la vostra mano destra al viso e con il pollice premete dolcemente sulla narice destra per chiuderla. Inspirate l’aria/prana con la narice sinistra e poi otturatela con il dito medio, sollevate il pollice dalla narice destra e lasciate uscire l’aria lentamente. Pensate/visualizzate le particelle che vano fino in cima al vostro cervello, e poi scendono fino al vostro ventre.

Di seguito inspirate con la narice destra, lentamente e senza emettere suoni, e poi chiudete nuovamente con il pollice la narice destra, aprite la sinistra e lasciate uscire l’aria, sempre lentamente. Il tutto deve essere come una danza che accade con il vostro naso e la vostra mano. Sempre lentamente come se fosse Tai-Chi.

Intanto, con la mano libera, fate così: congiungete il pollice con l’indice a creare un cerchio (più o meno) e appoggiate la mano sulla vostra gamba con il palmo rivolto verso l’alto. Il tutto molto gentilmente. Le altre tre dita (anulare, medio e mignolo) sono distese in avanti senza rigidità innaturale. Senza sforzo. Bisogna fare tutto senza sforzo.

Ripetete l’esercizio per cinque minuti.

Adesso siete pronti a meditare con una marcia in più. Iniziate la vostra meditazione con il mantra, dopo i cinque minuti di respirazione intenzionale.

Tutto ciò che vi ho spiegato si può usare anche nella vita di tutti i giorni.

Respirando con consapevolezza riusciamo a fare un gesto potentissimo con il minimo sforzo.

Con il tempo scoprirete che ci sono dei posti dove la quantità di prana è enorme e allora sarete pronti a respirare pienamente la vitalità che vi circonda.

Non dobbiamo respirare in modo militaresco riempiendoci i polmoni con gesti plateali. A volte può servire per disinnescare delle tensioni a fior di pelle, ma subito dopo dobbiamo farlo in modo sottile e dolce. Cosi facendo entriamo continuamente in sintonia con la vita e il mondo.

Quando incontrate una persona, intenzionalmente la potete respirare. Mettiamo in moto un dialogo tra particelle immenso e si crea un rapporto di simpatia che da solo porta ad un’armonia con le persone e le cose, in un’infinita molteplicità quantistica di esperienze.

Presto vi parlerò del corpo del meditante, del suo divenire nella pratica della meditazione e del perché bisogna prima imparare a meditare, poi a respirare e per ultimo a prendere consapevolezza del corpo/mente.

Questo metodo e iter di crescita è stato riscoperto da Maha-Rishi Mahesh Yogi.(Meditazione Trascendentale) Viene portato avanti dai suoi insegnanti da molti anni, e sono in molti ad aver compreso il beneficio delle sue scoperte in questa disciplina. Il suo approccio è fondamentalmente spirituale (anche se non dogmatico) e può interessare chi ha una sensibilità di questo tipo. All’inizio dei suoi insegnamenti in Occidente ha scritto “La Scienza dell’Essere e L’Arte di Vivere”. E’ un libro da leggere.

Un suo brillante allievo, Deepak Chopra, diffonde la meditazione in modo eccellente da una prospettiva medico-ayurvedica.

Tra i tanti libri, uno in particolare vi consiglio di leggere, “Le sette leggi spirituali del successo”

Infine, lo scienziato illuminato Fabrizio Copolla, con la sua “Tecnica Naturale Anti Stress”, introduce alla conoscenza della meditazione attraverso un approccio scientifico. Il suo capolavoro “Ipotesi sulla Realtà” vi guiderà per mano dentro alla fisica quantistica e la sua relazione con la meditazione.

La Meditazione Aperta è un approccio poetico, basato sulla semplicità, affinché il messaggio possa arrivare a tutti. Nel nostro approccio c’è un po’ di tutti i tre soprannominati. Per noi la meditazione non è una via spirituale alla conoscenza visto che non distinguiamo tra spirituale e materiale. La vita è una e cosi la conoscenza de la vita stessa, nelle sue molteplice manifestazione. Ci riconosciamo in una realtà più sottile e luminosa, dove un sorriso vale più di mille parole.

La meditazione ci fa scoprire l’intelligenza creativa che porta a l’Arte di vivere, e con l’immagina-azione la nostra vita diventa splendente.

Grazie

Prendi il tuo mantra

Chilowatt pensiero

La potenza della Meditazione

A volte sedersi a meditare può sembrare una cosa molto ardua per tanti motivi.
Uno ha da fare altro (cosi dice la testa) devo scappare, mi chiamano al telefono, devo scrivere una lettera, non sto da solo, m’imbarazzo a farlo davanti a familiare o amici(uno deve spiegare cosa è e perché), etc., ci sono tanti di quei motivi che uno lascia stare e non medita, dicendosi che lo farà più tarde o al massimo il giorno dopo.
E’ una cosa molto comune a tutti.

Tutti ci siamo passati sullo stesso binario. Lo chiamo binario perché è la dove siamo attaccati per paura di trovarsi in un vuoto esistenziale. Il nostro binario/pensiero è composto di due impulsi “on/off”, e non si ferma mai. Proprio per questo i nostri pensieri sono in continuo mutamento andando e tornando dalla nostra memoria senza mai fermarsi.

Spesso sembrano migliaia di pensieri, ma se li osserviamo, con un po’ di attenzione vediamo che spesso si ripetono, e a volte anche in modo ossessivo. Come fare per alterare il “on/off” in modo armonioso e senza creare nessun cortocircuito con le nostre sinapsi?
Meditando. Semplice.

Basta meditare 15 – 20 minuti al giorno e accade una cosa magica in noi.
Alteriamo con degli impulsi sottili (mantra) i nostri neuroni. I neuroni diventano più fluidi.
Pensiamo il mantra in modo sottile e ci sfidiamo a pensarlo intuitivamente. All’inizio non sembra possibile, siamo ancora agganciati alla sua pronuncia, al suo possibile significato, al fatto che crediamo che intuendolo non lo sentiamo in modo chiaro e allora non funziona. Con l’intuito è comeveramente funziona al suo massimo potenziale. L’intuito si mette in moto con l’intento. L’intenzione è tutto nella pratica della meditazione. L’intenzione ci porta in un baleno la, dove siamo diretti. Il campo di tutte le possibilità. Il trascendente. La dove tutto può accadere se sappiamo dirigere il nostro intento nel modo più sottile. Pensare il mantra e non ripeterlo.

Certo che se uno lo pensa cento volte nell’arco dei venti minuti può sembrare una ripetizione. Non lo è perché i nostri pensieri interferiscono naturalmente con la nostra pratica. Il mantra svanisce dalla nostra attenzione ed entriamo nei pensieri/sogni. Il nostro intento iniziale è più potente e dopo un po’ ci riporta all’attenzione del nostro mantra che torniamo a pensarlo. Cosi per 15-20 minuti.

Tutto questo avviene senza sforzo, seduti a occhi chiusi con la schiena diritta anche appoggiata a uno schienale e con il collo e la testa libera di potersi muovere se lo riteniamo liberatorio.
Immaginate di avere un potenziale di cento chilowatt per la vostra giornata.
Se ho cento pensieri al giorno, ogni mio pensiero avrà una potenza di un chilowatt.
Dopo che sono passati, i 15-20 minuti di meditazione apriamo gli occhi dolcemente e cosi
torniamo, in noi stessi, il nostro quotidiano.

Noi stessi liberi di tutti quei pensieri che ci hanno abbordato durante la seduta. Gli abbiamo lavato.
Alcuni li abbiamo messi a mollo per addolcirli e il giorno dopo pulirli del tutto.I pensieri si sono puliti e li possiamo piegare e spostare nella nostra memoria (succede da solo) e li rimangono senza più assalirci incontrollatamente. . Potremmo portarli a gala come tutte le nostre memorie, ma solo a nostro volere.

Adesso abbiamo meno pensieri per affrontare la giornata, ci siamo liberati di un bel fardello e in automatico il nostro potenziale di cento chilowatt si ridistribuisce a meno pensieri/azioni.

Cominciamo a pensare solo quello che veramente è utile per il nostro sostegno psicofisico, la nostra sopravvivenza quotidiana, e la nostra intelligenza creativa.
Bastano pochi pensieri/azioni per affrontare il nuovo giorno. Se sono dieci pensieri/azioni, ogni nostro pensiero ha dieci chilowatt di potenza. Le nostre azioni diventano più potenti. Diventiamo energia e comunichiamo energia.

L’energia è la manifestazione pura della vita. Siamo circondati di energia, di campi magnetici di energia. Noi diventiamo un campo magnetico di energia. Adesso la possiamo spostare a nostro piacimento nella nostra vita, e nel nostro quotidiano con un bel sorriso splendente.

Basta un gesto intenzionale, un’intenzione pensata sottilmente e la nostra intelligenza creativa si dispiega come i petali di una rosa.
Tutto questo avviene senza sforzo, naturalmente.
Ci siamo immersi nel flusso continuo dell’universo e non creiamo resistenza alla vita. Lasciamo che la vita si manifesti liberamente. Diventiamo spontanei con noi stessi e con gli altri. Non abbiamo paura di essere colpiti perché non c’è niente da colpire.

Alcuni ritengono che bisogna meditare due volte al giorno. Basta una sola volta al giorno fatto bene e con piena coscienza. Abbiamo tanto da fare e lo vogliamo fare! Facciamolo dopo la meditazione e cosi scopriamo l’alleato più potente che possiamo desiderare, la natura stessa.

Meditare al mattino presto è meglio. La giornata diventa luminosa

Grazie

Prendi il tuo mantra

La meccanica della meditazione

Lo Yoga come campo di tutte le possibilità

Molti mi chiedono che relazione abbia il respiro con la meditazione.
Il respiro è in relazione con tutto: dovunque siamo e guardiamo il respiro è fondamentale nella nostra vita.
Va in automatico senza bisogno di prestargli attenzione. Il respiro varia con le nostre emozioni e sensazioni.
Niente di nuovo. Se guardiamo una cosa bella il respiro cambia, e così se è brutta.
Quando corriamo il respiro accelera, se ci fermiamo a riposare il respiro rallenta, e così via in tutte le esperienze della vita.
Con la meditazione il respiro prende un ritmo più sottile e a volte sembra che rimanga in sospeso.
Ma il respiro non si ferma mai. Non dobbiamo temere se abbiamo la sensazione di non respirare.
Meditando il nostro metabolismo rallenta in modo notevole e tutte le nostre funzioni fisiologiche si assottigliano.
In poche parole, meditando non bisogna prestare attenzione al respiro, e se accade basta tornare a pensare il mantra, come se l’attenzione
che abbiamo prestato al respiro fosse un pensiero come un altro.
Ci sono esercizi di respirazione che possono essere utili per un meditante.
Ma per il momento è meglio procedere nel modo più semplice possibile.
La meditazione stessa ci porta a respirare nel migliore dei modi.
Sedersi e concentrarsi sul flusso del proprio respiro non porta da nessuna parte.
Non è meditare. Può creare un momentaneo relax, ma non aiuta ad andare oltre.
Meditare è andare in profondità nella nostra coscienza fino a toccare il campo di tutte le possibilità.

Cos’è il campo di tutte le possibilità o unità di campo?
E’ là dove tutto ha inizio. Dove la vita si manifesta e si espande ovunque.
Solo con un veicolo (mantra) possiamo intraprendere una tale discesa.
Pensare il mantra nel modo più sottile ci fa inoltrare nel più profondo di noi stessi e pian piano ci avviciniamo al luogo dove tutto può accadere
(Il campo di tutte le possibilità). Qui di seguito vi spiego come funziona.

La meccanica della Meditazione
Immaginate di essere un piccolo orticello sotto il sole e che il vostro orto ha bisogno di più acqua.
Non lontano da voi c’è un grande fiume pieno d’acqua. Voi avete bisogno d’acqua per il vostro orto.
Allora bisogna costruire un piccolo canale per prendere l’acqua.
Un solco che permetta all’acqua del grande fiume di alimentare l’orto.
Il solco non deve essere troppo grande ne troppo piccolo, ma grande abbastanza per permettere al flusso di scorrere in modo costante.
L’orto siete voi, la vostra vita e il vostro divenire.
Il fiume è la vitalità della vita, l’energia primordiale, l’essere.
A noi la pioggia non basta più per irrigare il nostro orto e abbiamo bisogno di più acqua.
Ce l’andiamo a prendere, e per questo costruiamo il piccolo canale.
Dico piccolo perché non vogliamo correre il pericolo di inondare l’orto.
Il nostro strumento per fare il solco è il mantra o veicolo.
La nostra conoscenza ingegneristica è la tecnica per usare il mantra.
La costanza nel nostro impegno ci porta alla riuscita del nostro intento.
Una volta creato il solco non dobbiamo fare altro che fare un lavoro di manutenzione. Se vogliamo possiamo anche costruire più in là altri piccoli canali che irradiano dal canale principale per arricchire il nostro orto e portare l’acqua in tutti gli angoli in modo armonioso.
Certo non vi dovete immaginare curvi sotto il sole a zappare il solco, pensando chissà quanto è lontano il fiume.
Per fortuna non è cosi. Il fiume della vita e già dentro di noi. Cosi vicino che basta un piccolo pensiero intenzionale perché tutto accada.
Il nostro piccolo pensiero è il mantra.
Una cosa fondamentale che scopriamo meditando e che più sottile e apparentemente debole è il nostro pensiero, più è potente il nostro
intento. La forza brutale non porta da nessuna parte. I pensieri duri come pietre finiscono per arroccarsi e fermarsi. I pensieri dolci e sottili trovano sempre la strada per continuare il loro percorso.
Giorno dopo giorno ciò che è sottile si va accumulando dentro di noi e senza che ce ne rendiamo conto un giorno ci accorgiamo di aver
accumulato un’enorme quantità di energia sottile.
Praticare la meditazione è come giocare con una pallina facendola saltare da una mano all’altra, e ad ogni passaggio la pallina diventa più grossa.
Accade una cosa molto importante mentre facciamo saltare la pallina che cresce.
Anche le nostre braccia diventano più forti e possono reggere la palla in modo sempre più disinvolto.
La palla cresce e le nostre braccia diventano più forti contemporaneamente.
Un giorno ci troviamo a gestire nel modo più naturale possibile e senza fatica un’enorme quantità di energia vitale.
E’ una cosa grandiosa e non ci vogliono anni perché tutto questo accada.

La meditazione è il più grande esercizio di libertà intuitiva che sia mai stato scoperto nella storia dell’uomo. E’ la chiave di volta per trovare nuove soluzioni ai tanti problemi che assalgono le civiltà contemporanee.
Le nostre menti si espandono in modo armonioso e senza conflitti e troviamo a livello intuitivo delle soluzioni grandiose.
Con questo non voglio dire che non c’è più bisogno di fare altro. Lo studio e la formazione sono fondamentali per preparare gli individui ad affrontare problemi specifici con le dovute conoscenze. Ma avere uno strumento in più che ci affina e ci fa comprendere il potenziale dell’intuito non è una cosa da poco.
Tutti i grandi scienziati, studiosi e inventori riconoscono che è stato un lampo di intuizione a portarli alla soluzione dei loro problemi e ricerche. Einstein per primo.
Ovvio che tutto questo accade se dietro c’è una base conoscitiva.
Meditare soltanto senza una base di studio e di letture approfondite ci porta ad un isolamento esistenziale, e in poco tempo ci possiamo ritrovare a fare i monaci di clausura e diventare sterili e anche imbecilli.
La meditazione deve essere un alleato nella nostra vita. Non deve mai essere un’imposizione che viene dall’esterno. Non deve diventare un credo o una religione. E’ una pratica di libertà e come tale la dobbiamo vivere, altrimenti non raggiungiamo nessun beneficio e recitiamo solo un ruolo inutile.

Grazie

Prendi il tuo mantra

Meditazione, L’Argonauta / Sidha e gli Yoga Sutra

La Meditazione e L’invincibilità del meditante

Tengo a sottolineare che questa disciplina non è solo per coloro che praticano la Meditazione Aperta (Meditazione vedica).

Tutti coloro che praticano una qualsiasi tecnica di meditazione e che raggiungono uno stato di trascendenza, possono praticare i sutra e raggiungere gli stessi risultati di coloro che si sono iniziati con la Meditazione Aperta.

Consiglio di inoltrarsi nella pratica dei sutra dopo almeno sei mesi di pratica.

Decidete voi quando iniziare. Più uno ha familiarità con il trascendente, più la pratica dei sutra da gli effetti desiderati.

Tutti i sutra stanno dentro di noi.

La meditazione con i sutra non è altro che l’attivazione delle nostre potenzialità latenti. Come ho spiegato nella meccanica della meditazione, una volta che si padroneggia il flusso della vita dentro e fuori di noi, con il canale che abbiamo creato, con i sutra passiamo ad irrigare tutti gli angoli del nostro orto in modo armonioso.

I sutra non sono poteri paranormali che ci rendono diversi o superiori agli altri.

I sutra sono delle qualità che diventando sottili,  potenziano la nostra esistenza nella sua totalità.
L’essere non trovando ostacoli alimenta la coscienza, le memorie e le nostre identità in modo armonioso, fluido e continuo.

È una pratica destinata a coloro che vogliono condividere, donare e potenziare il trascendente per il bene di tutti e della creazione stessa. Colui che pratica i sutra può raggiungere la potenza di 100 meditanti.

I sutra più praticati sono 18 e vanno imparati in gruppi di tre alla volta, che vengono sommati ai precedenti di volta in volta, fino a padroneggiarli e metabolizzarli tutti insieme.

Poi c’è il sutra del Volo.

Le onde di coerenza che si creano con il Volo Yoga sono fonte ed emanazione di forza e armonia (massima coerenza) continua durante la pratica, a beneficio di tutti.

Dopo la pratica il flusso di sostegno alla vita continua nelle attività che svolgiamo e nella relazione con gli altri.

I sutra vanno praticati subito dopo la meditazione.

La pratica dei sutra non ha niente a che vedere con l’occultismo o l’esoterismo. Coloro che praticano riti occulti o esoterici sono esseri biechi e pieni di menzogne, e i più diventano solo fenomeni da baraccone.

Il vero praticante non si fa riconoscere. Non appare in pubblico per nessun motivo.

Egli muove le onde dell’esistenza all’unisono con il cosmo. È un essere in coscienza cosmica.

Nella natura/naturante è il Principe per eccellenza.

In lui risiede il principio dell’uno.

Egli è pensiero aristocratico, nobiltà di cuore e potenza del plesso solare.

Sostiene insieme agli altri praticanti la vita, il mondo e il suo divenire.

Solo lui ti può insegnare a diventare un Argonauta/Sidha, perché egli stesso lo è.

L’Argonauta è colui che viaggia velocemente nell’universo.

Il viaggio accade dentro di noi.

Dentro di noi c’è tutto l’universo e la creazione, il suo passato, presente e futuro.

L’Argonauta non ha bisogno di razzi o navi spaziali. Non va verso il fuori. Va verso il dentro e raggiunge il punto d’incontro dove la spirale dell’esistenza incontra il suo riflesso, il fuori. Attraversando il suo riflesso, raggiunge gli spazi siderali e gli infiniti confini dell’universo. Conosce altri mondi e altre esistenze e con tutti entra in comunione. Tutti sono lui. Attraversa l’universo in un attimo o nel tempo in cui desidera stare insieme ai sutra (nei luoghi di ritiro si possono pensare/intuire i sutra molte più volte, allungando così i tempi della pratica e dell’esperienza).

Il tempo della meditazione è di 28,8 minuti.

I tempi della meditazione e dei sutra vengono suddivisi in 12 secondi.

(12 volte 12” fa 144”: diviso per 60 fa 2’4”. 12 volte 2’4” fa 28′ 8”.)

Il tempo della pratica dei sutra (primi 18) va dai 7’2” ai 10′.

Il tempo del volo yoga è facoltativo e può andare da un minuto fino a 10 minuti.

Sarete voi a decidere quanto stare, sia in base al tempo disponibile che al vostro coinvolgimento.

In tutta la creazione il numero 12 è la completezza della somma del 3 del 4 e del 5.

Il 3 in noi rappresenta i 3 elementi sottili, ossia: la mente, il pensiero e il trascendente (soggetto cosciente) + il 5, rappresenta i sensi di percezione: l’udito, la vista ,il tatto, l’odorato e il palato + il 4, rappresenta gli elementi che compongono il corpo : la terra, il fuoco, l’aria e l’acqua.

Immaginate che state caricando un programma al computer e il file si compone di 12 elementi/voci.

Ogni elemento/voce ci mette un secondo a caricarsi.

Il file si è caricato in 12 secondi, il tempo tra un sutra e l’altro.

I nostro file si chiama “me stesso” ed è composto di: mente, pensiero, trascendente, udito, tatto, vista, palato, odorato, terra, fuoco, aria, acqua. Totale: 12 elementi/voci.

Così noi passiamo da un sutra all’altro in uno stato di totale consapevolezza di noi stessi.

Così si compone l’essere in divenire.

Il corpo è sostenuto dallo scheletro che viene chiamato anima.

L’anima e il corpo che la avvolge sono sostenuti dalla mente, il pensiero e il soggetto cosciente.

Così viene creato l’animale mentale.

Noi siamo degli animali mentali, perché il mentale permea tutto l’universo e il creato, e ne diventiamo consapevoli con la pratica della meditazione.

Da questo suo mutamento continuo, in armonia con la creazione, l’animale mentale crea il suo sostegno/pensiero/vita.

Luce.

Così nasce la conoscenza, lo studio, le arti e il bello della vita, e rendono la vita una delizia.

Facendo così, egli perde il suo “io” e si manifesta solo con “se stesso”.

Dal suo contrario, nasce l’ignoranza, il dolore e le guerre, che rendono l’esistenza un inferno.

Buio.

Facendo così, egli perde “se stesso” e si manifesta solo con il suo “io”.

28′,8” e il tempo cosmico di una seduta di meditazione.

Questo tempo è relativo e non deve essere presso alla lettera. Ognuno di noi ha i suoi tempi ed è per questo che si consiglia di meditare tra i 15 e i 30 minuti. Con la pratica ed entrando in armonia con il cosmo (coscienza cosmica) uno segue spontaneamente i 28,8 minuti.

Per praticare i sutra bisogna stare in trascendenza. prima si medita e poi si fanno i sutra.

I sutra si attivano solo in uno stato di trascendenza: là, il “soggetto cosciente” regna sovrano.

I sutra risiedono nel più profondo di noi stessi, dove il corpo e la mente si incontrano e si annodano in un intreccio unico per la durata della nostra vita.

I sutra non stanno nel cervello.

I sutra stanno nella memoria del corpo/mente.

Per tutti è così.

Sapendo questo, l’argonauta si prende cura del suo corpo e della sua mente simultaneamente, non dando di più all’uno o all’altro.

Con la pratica della meditazione insieme ai sutra tutto questo avviene naturalmente.

L’esistenza è una, la vita è una, il pensiero è uno, il sentimento è uno, il tutto è uno e altrove esiste solo nella fantasia pilotata di qualche malato mentale ignorante e manipolatore.

Ognuno sta dove sta e in tutto l’universo simultaneamente nel non tempo e nel non spazio. È la non località quantistica nell’unicità della vita stessa. L’esistenza è composta e sostenuta dalla memoria. Memoria presente, memoria passata e memoria futura. La memoria è in continuo mutamento e così noi. Tutto è mutevole. Tutto.

Altrove è solo dall’altra parte dell’oceano o qualcosa di simile, ma non in un’altra dimensione.

La libertà è un bene molto prezioso e bisogna coltivarla nel modo più armonioso.

La meditazione aiuta a farlo. La pratica dei sutra porta il meditante alla sua completezza: l’”essere”.

Se siete interessati a imparare i sutra, dovete scrivermi a meditazioneaperta@hotmail.it

Vi manderò i 18 sutra in gruppi di tre.

Sei invii con una scadenza minima di una settimana.

Bisogna dare il tempo di metabolizzare bene ogni gruppo di sutra e in questo modo si memorizzano con molta facilità.

La pratica dei primi 18 sutra ci preparano al sutra del volo, ma ancora più importante ci riassettano con noi stessi e con ciò che ci circonda.

Per il sutra del volo l’approccio sarà diverso visto che richiede ulteriori e approfondite spiegazioni.

Chiamiamo questa pratica “programma” come un software che carichiamo dentro di noi.

Vi spiegherò la pratica dei sutra nel modo più semplice e comprensibile.

Ogni settimana o quando voi me lo chiedete vi manderò il nuovo gruppo.

Non bisogna avere fretta ed è meglio andare piano e metabolizzare bene i sutra.

Molti ritengono il sutra del volo un super sutra perché si sperimenta una leggerezza del corpo e una spinta ad sollevarsi da terra. Ci si solleva con un salto verso l’alto o in avanti a volte anche di 2-3 metri. Anche di più. Non è levitazione. Ma l’esperienza è di massima coerenza e la sensazione di benessere è totale. Durante il volo le onde cerebrali sono radiose, felici e armoniche, non solo per noi ma anche per il mondo. Anche se non accade il volo, l’esperienza è sempre di meraviglia dovuta al grande impatto su di noi e sugli altri.

Ci sono altri super sutra, che spesso si manifestano nel praticante spontaneamente grazie alla sua crescente padronanza del trascendente.

Ognuno le scoprirà nel tempo e senza subire scossoni nella propria psiche, grazie alla naturale copertura della meditazione stessa.

Lasciamo che accada così.

L’Argonauta/Sidha canta spesso un ritornello ai bambini piccoli e ai bambini grandi, che dice così:

Forse tu non lo sai

non te l’hanno detto mai

che le cose trasparenti

sono quelle più resistenti…..

Grazie

Prendi il tuo mantra

La Meditazione e il trascendente

Quello è pieno, questo è pieno, dal pieno si attinge il pieno, attinto il pieno, il pieno rimane pieno.

Brhadaranyaka Upanishad V,1,1

Cosa si fa con una frase così? A cosa serve? A niente, se la si legge solo con l’intelletto.
Bisogna trascendere, distinguere tra intelletto e trascendenza. Il trascendente, una parola che fino ad ora non ho mai usato. Cos’è il trascendente nel percorso di un meditante?

Il trascendente è un quarto stato di coscienza.

Dormire, sognare, essere sveglio, sono i tre stati di coscienza che tutti conosciamo e non possiamo fare a meno di vivere, che lo vogliamo o meno. Andando verso stati più sottili si sperimenta il soggetto cosciente. Molti chiamano il soggetto cosciente il trascendente, o colui che è pienamente consapevole. Per noi va bene il soggetto cosciente.
Il soggetto cosciente si risveglia nel momento in cui si avvicina all’unità di campo o campo di tutte le possibilità. Là, si sperimenta la quiete senza sonno, senza sogno e in uno stato di veglia estrema. E’ l’incontro con colui che vede se stesso dentro se stesso e fuori se stesso. Il veggente (colui che ha piena consapevolezza di se).

Diventiamo il soggetto cosciente che è in noi.

Siamo distaccati grazie al mantra per poter osservare e seguire l’andare e venire dei nostri pensieri. Diventiamo coscienti di riprendere il nostro mantra/veicolo. Tutto accade simultaneamente. Siamo l’osservatore, l’oggetto di osservazione e il processo di osservazione. Colui che sperimenta i tre stati simultaneamente è il soggetto cosciente. E’ il soggetto cosciente che sperimentando l’unità di campo (il suono del silenzio… e tanto altro) si auto-potenzia e risale in superficie rigenerato. Più energia, mente più lucida, e uno stato di armonia che lo porta ad una salute splendente.

Questo accade dopo qualche tempo, o anche subito dopo aver iniziato la pratica, la meditazione.

Certo, il più delle volte non dura a lungo. Dopo un po’ la vita di tutti i giorni con le sue gioie e i suoi dolori ci riporta all’oblio di noi stessi. Il soggetto cosciente si assopisce e torna nella zona buia della nostra coscienza. Ma non del tutto. Una volta che si è sperimentato il contatto con il campo di tutte le possibilità, qualcosa in noi ci spinge a tornare a meditare. Lo facciamo di nuovo, forse il giorno dopo, forse più in là. Va bene cosi. D’altronde il mantra è dentro di noi e continua a fare il suo lavoro da solo, non più come soggetto cosciente se non meditiamo, ma il richiamo della foresta rimane in agguato, pronto a farci tornare alla pratica prima o poi.

Torniamo a meditare.

Il mantra con la pratica diventa un pensiero quasi impercettibile. Ci sembra che il suono cambi. E’ proprio cosi. A contatto con noi stessi si è adeguato a noi, nel
migliore dei modi possibili. Cominciamo a scendere, la respirazione rallenta, il silenzio ci avvolge e un ronzio piacevole se interpone tra l’andare e venire dei nostri pensieri e il pensiero sottile del mantra.

La nostra mente è attiva.

E’ attiva in uno stato di quiete apparente. Così facendo la mente si libera dal superfluo. Gli stress inutili. Gli stress sono i blocchi di tensione della mente. Come i blocchi di tensione muscolari. I blocchi muscolari li riconosciamo subito. Fanno male. Quelli della mente sono più difficili da riconoscere. A volte un mal di testa. Il più delle volte un disagio, un senso di infelicità e nevrosi galoppanti. L’ansia e tante altre manifestazioni di disagio il più delle volte sono causati da stress accumulati anno dopo anno.

Attenzione, non sto dicendo che bisogna vivere completamente senza stress.

Cè uno stress sano e disinvolto che ci permette di lottare per la nostra sopravvivenza. E’ lo stress che comprende l’azione intenzionale.
IN-TEN-ZIO-NA-LE. Tensione uguale stress. Questa tensione/stress dobbiamo imparare a gestirla per il nostro bene e la nostra sopravvivenza nella giungla del quotidiano. Come? Facile… meditando. La pratica stessa e la pulizia profonda degli stress accumulati inutilmente negli anni ci daranno lo spazio necessario per ricostruire un nuovo essere in divenire. Durante la pratica della meditazione gli stress cominciano a liquefarsi. Passano da uno stato solido ad uno stato liquido. Ma stanno ancora lì. E’ come i grassi accumulati nel corpo. Facendo esercizio diventano più morbidi e passano da uno stato semi-solido ad un stato liquido. Poi grazie alle diete ed una giusta attitudine a tavola in poco tempo si evaporano attraverso i pori della pelle, o vengono digeriti ed espulsi naturalmente. Lo stesso succede con i grassi del pensiero (stress). Prima passano da uno stato solido ad uno liquido. Poi, grazie ad una sana attitudine di pensiero e di comportamento evaporano o vengono espulsi dal naso e spariscono per sempre. Poi ci sono stress molto più sottili che si scaricano grazie a impulsi “elettrici” che creiamo con la meditazione. Ovvio che la vita quotidiana con le proprie vicissitudini ci porta nuovi stress. Ma grazie alla meditazione e a un nuovo modo di affrontare la vita, la pratica stessa ci offre naturalmente la soluzione affinché questi stress non attecchiscano più come prima. E così diventiamo soggetti liberi dalle stronzate altrui. Per fare tutto questo non c’è bisogno di atteggiarsi in modo nuovo o cambiare abitudini di vita, alimentazione etc.

Dobbiamo rimanere sempre noi stessi così come siamo.

Il cambiamento avviene nel profondo di noi. E’ il nostro essere che si trasforma.
Se poi sentiamo il bisogno di cambiare abitudini e modi, ben venga, ma devono essere frutto di decisioni prese in armonia e con piena partecipazione di noi come soggetto cosciente.

Altrimenti accumuliamo il peggiore degli stress e tutto il lavoro che abbiamo fatto diventa nullo.

Per fare tutto questo dobbiamo far crescere il nostro piccolo mantra/veicolo.
Farlo diventare un vero mantra. Fino ad oggi era un bij mantra. Adesso lo potenziamo e diventa un mantra a tutti gli effetti.

Prima di mettere in pratica questo mantra avanzato vi consiglio di continuare con il vostro piccolo mantra per almeno tre mesi.
Dopo potete iniziare a potenziare il vostro mantra.
Se vi risulta difficile portare il mantra aggiunto a un livello sottile di pensiero allora potete sempre tornare indietro e continuare con il bij mantra iniziale.
Adesso vi spiego cosa accade dentro di noi con i mantra aggiunti.
Anche questi mantra sono in sanscrito.

Il primo è SHRI e tradotto letteralmente vuol dire “mio signore”
Il secondo è NAMAH e tradotto letteralmente vuol dire “ mi prostro ai tuoi piedi”

Dunque si compone cosi:
SHRI – TUO MANTRA – NAMAH

La traduzione letterale non è da tenere in considerazione in nessun modo.

Il sanscrito è la lingua /suono/significato/visualizzata/materializzata della mente intuitiva.
Con questo mantra il pensiero sottile fa una genuflessione di 180 gradi.
Questo accade dentro il nostro pensiero sottile. Facciamo sì che il nostro suono si muova avanti verso l’alto, per poi scendere e di nuovo risalire in tre tempi. Nel campo della mente i movimenti sono oscillatori, circolari e a spirale. E’ un po’ come una danza mentale con tre movimenti circolari. Immaginate di alzare le braccia verso l’alto, sopra la vostra testa, poi piano piano le scendete verso il basso fino a toccare i vostri piedi. SHRI: le braccia e lo sguardo verso l’alto.

Il TUO MANTRA: a metà della discesa, e NAMAH: l’arrivo in basso. Tutto questo lo facciamo in modo circolare pensando il mantra. A spirale, verso l’alto e verso il basso. Così facendo giriamo in noi stessi come un frullatore verso il campo, per poi risalire in superficie con un canale più energetico e splendente. Potenziamo il nostro canale senza farlo più ampio o grande. Creiamo solo un turbine per potenziare l’acqua verso il nostro orto. Lasciamo fluire liberamente i pensieri come prima, con il piccolo mantra/veicolo, e torniamo sempre al nostro nuovo mantra nel modo più sottile che possiamo immaginare. Dopo la meditazione aspettate due minuti prima di aprire gli occhi e fatelo lentamente.

Quello è pieno, questo è pieno, dal pieno si attinge il pieno, attinto il pieno, il pieno rimane pieno.
Il pieno sei tu.

Grazie

Prendi il tuo mantra